Osho sul rapporto maestro- discepolo

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Osho da “La dottrina suprema-Una via alla consapevolezza e all’amore”

Mi ha colpito questa parte del libro di Osho a proposito del rapporto tra i Maestri e i discepoli.

I Maestri sono sempre stati adorati come Dio, ma questo è solo l’inizio, non la conclusione. E il Maestro è veramente tale se alla fine libera il suo discepolo da ogni forma di adorazione. Ma all’inizio sarà così perché il rapporto tra Maestro e discepolo è un rapporto d’amore, è passionale. E ogni volta che siete innamorati l’altro vi appare come divino.

Perfino nell’amore ordinario l’amato appare come divino. E la relazione tra un discepolo e un Maestro è una relazione d’amore molto profonda. Di fatto, ti innamori del Maestro, e in questo non c’è nulla di male. E quando ti innamori del Maestro, inizi ad adorarlo.

Ma il Maestro lo prende solo come un gioco. Se il gioco lo interessasse e fosse preso sul serio, o avesse per lui un valore, non sarebbe affatto un Maestro. Per lui è solo un gioco, ma  un bel gioco, perché può essere d’aiuto al discepolo.

Come? Più il discepolo adora il Maestro, più gli si avvicinerà, entrerà in maggiore intimità, più si arrenderà, più sarà ricettivo e passivo. E più sarà ricettivo, passivo, arreso, più sarà in grado di comprendere quel che il Maestro cerca di fare.  E quando l’intimità tocca il vertice, quando non vi è che una distanza infinitesimale, la separazione di un istante, quando l’intimità è diventata talmente  profonda che il Maestro può condurre il discepolo a se stesso, a quel punto il Maestro può aiutare il discepolo a liberarsi da lui.

All’inizio è impossibile. Non capiresti. Se un Maestro cercasse di liberarti dalla sua presenza, non saresti in grado di capire. All’inizio hai bisogno di qualcuno su cui appoggiarti, qualcuno da cui dipendere, qualcuno di cui puoi essere totalmente schiavo. Questo è un bisogno interiore. E non puoi essere trasformato in un Maestro fin dall’inizio. All’inizio ci sarà una sorta di dipendenza spirituale.

Ma se anche il Maestro prova soddisfazione per la tua dipendenza, non è un Maestro. E’ un pericolo, è dannoso, è uno che non sa nulla. Se anche lui si sente gratificato, allora si avrà una dipendenza reciproca: tu dipendi da lui e lui dipende da te. E se il Maestro dipende da te in un modo qualsiasi non può essere di nessun aiuto. Ma se ti rifiuta fin dal primo istante non si creerà intimità. E se non c’è intimità non ci si potrà impegnare nell’ultimo passo.

Solo quando ti fidi del tuo Maestro al punto da riuscire a lasciarlo se lui ti dice:”Lasciami”, puoi essere liberato. Se ti fidi del tuo Maestro al punto da riuscire ad ucciderlo se lui te lo chiede puoi essere liberato, non prima. E a questo processo si arriva a poco a poco. E’ un processo a lunga scadenza. Il Maestro continua a lavorare con un discepolo a volte per una vita intera, a volte per diverse vite.

Il discepolo non ne è consapevole, non lo sa. Vive nell’oscurità. Il Maestro lo sta guidando verso il punto in cui non sarà più un discepolo ma diventerà un Maestro per diritto acquisito. Quando diventi  un Maestro, quando il bisogno di dipendenza è scomparso completamente, si è dissolto, e puoi esistere da solo, quando puoi stare da solo senza soffrire, senza angoscia, senza provare dolore, quando puoi stare da solo e in estasi, solo allora sei libero.

E di fatto, quando un discepolo si trova vicino a un Maestro, questi sembra un dio. Per il discepolo è un dato di fatto, tanto è l’amore che fluisce dal Maestro, tali sono le sottili vibrazioni che il suo essere trasmette. Egli diventa la fonte. E la sua semplice presenza ti eleva verso l’alto. Il semplice essere in contatto con lui ti rende diverso. Il semplice essere vicino a lui ti fa vibrare in una dimensione assolutamente diversa.

Per cui, se il Maestro sembra essere un Dio, per il discepolo è una realtà. E in questo non c’è nulla di male. Il Maestro è un Dio! Il male sta nel fatto che il discepolo non è consapevole del fatto che anche lui è un Dio. Non sbaglia rispetto al Maestro, sbaglia rispetto a se stesso. E se il Maestro dice:”Io non sono Dio”, esclude la possibilità di dire al discepolo un giorno :”Anche tu sei Dio”. Il Maestro non lo dirà, perché deve essere portato alla luce.

E anche se il discepolo è giunto solo a comprendere che il Maestro è Dio, è già un passo considerevole. Ora il secondo passo sarà che il discepolo  sentirà di essere lui stesso Dio, e a quel punto l’intera esistenza diventerà divina. Allora non sarà più neppure necessario dire che il Maestro è Dio, sarà inutile perché l’intera esistenza è Dio, che senso avrebbe chiamare Dio un Maestro? Ma all’inizio è significativo.

Ricorda, per il discepolo la verità deve essere rivelata per gradi. Non può essere rivelata nella sua totalità perché non saresti in grado di reggerla. Sarebbe troppo distruttiva. Ti si può rivelare solo la quantità che riesci ad assorbire, che può diventare il tuo sangue, le tue ossa, il tuo cuore, che non si tradurrà in distruttività.

L’ultimo messaggio di qualsiasi vero Maestro sarà: ”Diffidate di me!” ma questo non può essere detto all’inizio.

Osho da “La dottrina suprema – Una via alla consapevolezza e all’amore.”

Foto di Jay Castor su Unsplash

 

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