La sincronicità o il collegamento tra mente e materia

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Che cos’è la sincronicità

E’ stato lo psichiatra Carl Gustav Jung a portare all’attenzione il termine “sincronicità”, che letteralmente significa “accadere insieme nel tempo”. La sincronicità si riferisce a quei momenti che sembrano magici e ci sorprendono, quando un pensiero della mente si rispecchia in un evento esterno con cui non c’è alcuna connessione causale apparente. In altri termini si tratta di una coincidenza significativa.

Quando si può parlare di sincronicità?

Due o più eventi apparentemente accidentali, tuttavia non necessariamente simultanei, sono detti sincronici se sono soddisfatte le seguenti condizioni:

  • Non c’è alcun nesso causale tra gli eventi;
  • gli eventi sono in corrispondenza tra di loro attraverso un significato comune, spesso espresso simbolicamente;
  • ogni coppia di eventi sincronici contiene una componente prodotta internamente nella psiche e percepita esternamente.

La sincronicità quindi si manifesta come correlazione tra eventi non legati tra loro da alcun nesso di causa-effetto, e quella che più tipicamente possiamo osservare è tra un evento e un pensiero o uno stato d’animo: una vera e propria interazione mente-materia.

I fenomeni sincronici non sono necessariamente simultanei. Il termine sincronicità potrebbe essere talvolta fuorviante se confuso con la sincronizzazione. Per questa ragione Wolfgang Pauli preferì parlare di “corrispondenze significative” sotto l’influenza di un archetipico ordine acausale.

Lo scarabeo di Jung

Una giovane donna di elevata educazione era nello studio di Jung. Dai loro discorsi Jung presentiva che la richiesta di cambiamenti psicologici  da parte della donna era ostacolata dalla sua corazza razionalista e ci sarebbe stato bisogno di qualcosa di profondo per riuscire a scuoterla.

Mentre la donna stava descrivendo lo scarabeo dorato, il costoso gioiello che aveva ricevuto in sogno la notte prima, Jung udì un picchiettio alla finestra. Notò con sorpresa che alla finestra c’era uno scarabeo verde-oro. Lo raccolse per farlo vedere alla sua paziente.

“Ecco il suo scarabeo”, disse alla donna, proponendole così un legame tra i suoi sogni e il mondo reale.

In questo caso Jung vide la coincidenza come un modo per raggiungere il suo obiettivo terapeutico. La sincronicità ha fatto ciò che lui non avrebbe potuto fare, ma che sapeva doveva essere fatto. La coincidenza ha spezzato la resistenza della paziente e il trattamento è continuato con risultati soddisfacenti.

Correlazioni acasuali tra materia e psiche

Lo psicologo svizzero approfondì l’argomento sincronicità insieme al fisico quantistico austriaco Wolfgang Pauli. Ovviamente gli eventi esterni sincronici con lo stato soggettivo dell’osservatore non possono essere spiegati con le comuni leggi fondate sul principio di causalità.

Il fenomeno della sincronicità abbatte un principio fisico fondamentale fino ai primi anni del secolo scorso, cioè il principio della località. Tale principio afferma che i processi fisici non possono avere effetto immediato su elementi fisici in un altro luogo separato da quello in cui avvengono. Quindi non possono avvenire istantaneamente in luoghi remotamente separati. E la sincronicità rappresenta invece un fenomeno reale ma non-locale. Secondo Jung e Pauli, il fenomeno della sincronicità riavvicina fisica e psicologia, evidenziando una connessione profonda fra i vari eventi del mondo, non legata a un’azione diretta causale-meccanica.

Inconscio collettivo

Jung aveva sviluppato la convinzione che esiste una realtà oggettiva, comune a tutti gli esseri dell’universo, che chiamò “inconscio collettivo”: questa realtà si situa in una dimensione fuori dello spazio-tempo e costituisce una sorta di “memoria dell’umanità” a cui sono connesse le nostre coscienze personali.

Jung e Pauli

Sebbene l’inconscio collettivo sia presente nelle profondità della psiche individuale non è soggettivo cioè non è differente da persona a persona. Tutti gli individui condividono le stesse strutture psichiche profonde. L’inconscio di un individuo non è nettamente diviso tra personale e collettivo ma è piuttosto un continuum.

Archetipi

Nell’inconscio collettivo vi sono gli “archetipi”. Qual è il significato di archetipo? Arche significa inizio, causa, principio; tipo significa pattern, forma primordiale.

L’archetipo perciò è una immagine primordiale, collettiva e comune ad intere popolazioni o ad epoche. Per Jung gli archetipi sono gli elementi fondamentali della psiche umana, sono anche dinamici perché le loro immagini producono emozioni.

Assomigliano alle “Idee” di Platone, pattern universali che danno una forma alle nostre esperienze del mondo. Seguendo Kant, Jung in un primo momento pensò che fossero strutture interne della psiche piuttosto che entità indipendenti.

Più avanti negli anni, mentre Jung cercava di chiarire il concetto di archetipo e la sua funzione nella psiche, arrivò a riconoscerne l’aspetto non solo psichico e perciò lo definì un elemento psicoide.

Jung arrivò alla conclusione che psiche e materia sono contenute nello stesso mondo che infatti chiamò Unus Mundus e che sono in contatto continuo tra loro per cui sono due aspetti differenti della stessa cosa.

I fenomeni sincronici implicano una manifestazione spontanea nella coscienza degli archetipi. Essendo mente e materia così strettamente legate, gli episodi di sincronicità collegano, in maniera simbolica e significativa, un particolare stato d’animo o pensiero o intuizione a fatti concreti del mondo della materia.

Gli avvenimenti di sincronicità avvengono, secondo Jung, per affinità tra quello che la psiche individuale ha percepito tra gli archetipi nell’inconscio collettivo e il mondo esterno: e questo si realizza secondo un meccanismo di risonanza e non di causa-effetto.

Questo implica che la psiche non è solo l’Ego ma una realtà molto più vasta capace di contattare l’inconscio collettivo, cioè il campo energetico che mette tutte le creature in contatto tra loro.

Per Jung l’affinità mente-materia produce una sensazione carica di significato per la persona e l’aiuta nell’avanzamento verso il suo destino o processo di individuazione.

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Wolfgang Pauli

Il fisico Pauli aveva dovuto sopportare eventi drammatici nella sua vita, come il suicidio della madre e il divorzio dalla prima moglie. La sua modalità razionale lo portava verso dei seri conflitti interiori che la sua mente non riusciva a spiegare. Si rivolse allora a Jung per un aiuto. Fin dal primo colloquio lo psicoanalista svizzero riconobbe l’eccellente formazione scientifica e la capacità intellettuale di Pauli.

Genio creativo dotato di spiccata intuizione, Pauli aveva osservato che ai livelli delle particelle elementari la materia non risponde più ai principi di causalità, ma esiste come se riflettesse un disegno superiore. Questo gli fece pensare che, alla base dell’impalcatura dell’universo, ci fosse una grande dimensione psichica che assimilò all’inconscio collettivo, dopo aver conosciuto Jung.

L’opera congiunta di Jung e Pauli ha per titolo “Sincronicità: un principio di corrispondenza acasuale”.  Per anni Jung aveva esitato a pubblicare le sue idee sulla sincronicità e fu proprio Pauli a incoraggiarlo a scrivere questo trattato. La versione finale fu il risultato di molte revisioni ispirate dai numerosi commenti del fisico austriaco.

Dal canto suo il fisico fece suo l’obiettivo di unificare in una teoria fisica la materia e lo spirito.

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

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