Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde: un’opera sempre attuale

Lo strano caso del Dr. Jekyll and Mr. Hyde: un’opera sempre attuale

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Dr. Jekyll and Mr. Hyde: chi non ne ha mai sentito parlare?

Robert Balfour Louis Stevenson è stato uno scrittore scozzese autore di novelle e anche poeta. Nacque nel 1850. Era un avvocato qualificato ma si guadagnava da vivere come scrittore. Era affetto da tubercolosi e faceva uso di vari farmaci psicotropi come alcool, cannabis e oppio.

Famoso per i suoi racconti dark e sinistri era però insuperabile nei romanzi d’avventura come l’Isola del Tesoro e storici come La freccia nera, il Principe Otto e Il ragazzo rapito.  Nel 1886 scrisse il romanzo fantastico misto tra giallo, noir, thriller e racconto del mistero  Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde che sarebbe diventato tanto famoso da divenire emblema dello sdoppiamento di personalità. Morì a soli 44 anni nel 1894.

Henry Jekyll

Henry Jekyll è un brillante medico rispettato e di successo che vive nella Londra del XIX secolo. Arrivato all’età di circa 50 anni si rende conto della duplicità del suo essere, continuamente combattuto tra il bene e il male che risiedono dentro di lui. Jekyll pensa che sarebbe meglio dividere le due parti della personalità, di modo che ognuna potesse seguire la sua felicità senza essere intralciata dall’altra. Nel corso dei suoi esperimenti si dedica quindi alla creazione di una sostanza liquida che se ingerita riesce a  liberare il male che è in lui dal controllo della sua parte buona, dando così vita a Edward Hyde.

Edward Hyde

In pratica, ingerendo quella sostanza, Jekill si trasforma fisicamente e psicologicamente nel suo opposto, il suo alter-ego. Hyde infatti è più  basso di statura, brutto e amorale.  Jekyll pensa che sia basso di statura perché  fino ad allora non era stato consentito di crescere alla sua parte più istintuale, egoista, violenta e asociale che era rimasta nascosta in attesa di esprimersi. La pozione non aveva fatto altro che liberarla.

Chiunque abbia a che fare con lui non può fare a meno di sentire un brivido freddo corrergli per la schiena. Non è solo per la sensazione di deformità che egli trasmetteva ma per la sensazione di trovarsi davanti a qualcosa di disumano, il diavolo in persona, un essere fatto di sola cattiveria, il male stesso.

Quando il medico riassume ancora la pozione, la sua natura malvagia riviene assorbita e si restaura l’identità precedente.

La dipendenza

In un primo momento la trasformazione da Jekyll in Hyde e viceversa attraverso la pozione è facilmente gestibile. Hyde trova il suo piacere nelle scorribande notturne in cui si abbandona agli atti più  blasfemi di pura cattiveria.  Jekyll può in un certo senso sentirsi redento dal suo senso di colpa, perché non è lui a compierli. E non prova orrore per il suo opposto, perché è pur sempre una parte di sé. Anzi Jekyll guarda Hyde con l’affetto di un figlio. Riconosce che anche lui è parte di se stesso.  Hyde, al contrario, non ha alcun interesse per Jekyll.

Jekyll è cosciente di cosa gli mancherà, abbandonando il piacere e l’istintualità rappresentata da Hyde. Hyde invece non ha alcuna coscienza delle aspirazioni e delle ambizioni, dei buoni propositi della sua controparte e non sente di perdere nulla. 

Hyde gradualmente diviene più potente. La trasformazione avviene anche senza pozione e Jekyll necessita di una doppia dose per ritornare ad essere se stesso.

La parte istintuale ha preso il sopravvento

Il dottore ora sa che la sua sfida contro la natura ha decretato la sua fine. Né la sua anima né il suo corpo, entrambi vittime di continui e incontrollabili mutamenti e trasformazioni, riusciranno più a sopportare questo sdoppiamento e tantomeno il sopravvento della personalità di Hyde sulla sua.

Jekyll comincia a provare orrore dell’altro se stesso, ma ne è dominato. Per un periodo riesce a superare la necessità di assumere la pozione. Si dedica con più devozione alle sue attività più altruistiche e caritatevoli, ma una notte cede alla tentazione. Quella notte Hyde commette il terribile omicidio per futili motivi di uno stimatissimo membro del Parlamento. Viene riconosciuto da una testimone e diviene così un pericolosissimo criminale, ricercato dalla polizia del paese.

Scontro finale

ll dottore si trova a voler mettere una volta per tutte la parola fine alla sua maledizione. Vuole disfarsi di Hyde, avendo oramai perso il controllo delle proprie metamorfosi. Per questo motivo si era rintanato nel laboratorio, tranciando i contatti con il mondo esterno.

Jekyll sa che la sua fine è arrivata perché in tutta la città non riesce a reperire la sostanza che gli aveva permesso la creazione della pozione (forse perché la grande quantità che aveva comprato anni fa in realtà era impura). Non può sopportare l’idea di essere trasformato per sempre in quell’essere malvagio per cui ormai prova solo orrore.

Sa che resterà per sempre Hyde perché non ha più la possibilità di ritrasformarsi. Dopo aver scritto il suo racconto-testamento, muore. Non sappiamo comunque se sia stato Hyde o Jekyll a compiere il suicidio. Si suppone Hyde perché l’amico Utterson e il maggiordomo trovano Hyde morto. Quindi probabilmente il medico si era già trasformato in Hyde prima di morire. La paura di essere scoperto l’aveva costretto a quella decisione. Perché Hyde non scappa via, ora che il dottor Jekyll non esiste più? Forse neanche Hyde può vivere senza Jekyll, sono sempre due sfaccettature di una stessa personalità.

Un libro estremamente attuale

Ho trovato che questo libro scritto nel 1886 è estremamente attuale e interessante.  Può essere letto a tanti livelli. Parla della lotta tra il bene e il male che esiste in tutti noi. Esprime una critica severa all’ipocrisia della società che comunque esiste ancora oggi. Non dimentichiamo che Stevenson visse in piena età vittoriana, caratterizzata da una estrema rigidità di costumi, da una repressione delle emozioni e degli istinti,  ma anche da un crescere delle perversioni. L’aristocrazia offriva una facciata di perbenismo e perfezione, ma il suo lato oscuro e le sue più spaventose perversioni avevano modo di agire nell’ombra e nel segreto delle loro ricche mansioni.

Studio sulla tossicodipendenza

Lo studio dell’autore dell’animo umano e dei suoi meccanismi anticipa le teorie psicoanalitiche di Freud e di Jung. Si scorge intanto la consapevolezza che il corpo sia tutt’uno con la psiche. Un cambiamento psicologico in Jekyll (la sua trasformazione nel malvagio Hyde) comporta anche una sua trasformazione nel fisico.

Stevenson anticipa il fenomeno della tossicodipendenza e allo stesso tempo spiega il comportamento e le cause dell’insorgere di una dipendenza grave come può essere quella dall’LSD o dell’eroina. Un problema che il secolo dopo si sarebbe diffuso enormemente.

Il dottor  Jekyll è una persona consumata dalla dipendenza da una droga (la pozione da lui stesso creata) e come  spesso accade in questi casi termina la sua vita con il suicidio. A quel tempo cresceva a Londra il consumo di oppio e lo stesso Stevenson si dice ne abbia fatto uso.

Le sensazioni provate dopo l’assunzione della pozione ci ricordano ampiamente quelle descritte da chi ha assunto droghe. Nausea, dolori alle ossa, agonia che presto svanisce per lasciare il posto a un senso di leggerezza e di libertà. Jekyll sente in quei momenti di essersi liberato dalla sua maschera e di essere per questo più cattivo, più libero, più sensuale, più felice.

“The most racking pangs succeeded: a grinding in the bones, deadly nausea, and a horror of the spirit that cannot be exceeded at the hour of birth or death. Then these agonies began swiftly to subside, and I came to myself as if out of a great sickness. There was something strange in my sensations, something indescribably new and, from its very novelty, incredibly sweet.

I felt younger, lighter, happier in body; within I was conscious of a heady recklessness, a current of disordered sensual images running like a millrace in my fancy, a solution of the bonds of obligation, an unknown but not an innocent freedom of the soul. I knew myself, at the first breath of this new life, to be more wicked, tenfold more wicked, sold a slave to my original evil; and the thought, in that moment, braced and delighted me like wine. I stretched out my hands, exulting in the freshness of these sensations; and in the act, I was suddenly aware that I had lost in stature.”

Uso di sostanze stupefacenti e tossiche

Molti eroinomani possono commettere atti di pura e apparentemente ingiustificata violenza (la giustificazione è che vengono intralciati nei loro propositi egoistici). Allo stesso modo Jekyll/Hyde uccide un uomo ingiustificatamente, come semplice atto per sfogare una rabbia eccessiva.

Jekyll in un primo momento si sente molto in colpa e promette a se stesso e al mondo che Hyde scomparirà per sempre. Man mano il senso di colpa si affievolisce per essere sostituito da una sensazione di estraneità al fatto, che finisce per essere una sua tacita accettazione del crimine.

L’uso di sostanze porta all’allontanamento dagli amici e dalla vita sociale in genere. Ma il segnale più grande di una dipendenza si ha quando una persona comincia ad approfittare dell’affetto e dell’amicizia degli altri per manipolarli per vantaggi personali. Un tipico esempio è chiedere del denaro.

Cosa non si farebbe per una dose

Jekyll si è trasformato in Hyde  all’improvviso mentre era nel parco. Non ha la sostanza con sé, quindi architetta un piano. Hyde, per la sua egoistica paura di essere riconosciuto e accusato di omicidio e quindi giustiziato, ha anch’egli interesse a trasformarsi in Jekyll, nella cui onesta personalità si può nascondere.

Così scrive una lettera a Lanyon, uno dei  più cari e fedeli amici del dottor Jekyll. E’ un medico anche lui ma ligio alle convinzioni stereotipate del tempo. Nella lettera gli chiede di correre a casa del medico, scassinare la porta del suo laboratorio, prendere la sostanza nel cassetto e portarla con sé a casa sua dove una persona verrà a prenderla.

La morte dell’amico

Pur non condividendo le teorie di Jekyll Lanyon non si sente di deludere la richiesta dell’amico che lo prega di salvargli la vita. Hyde si presenta a casa sua e sotto i suoi occhi, dopo aver assunto la pozione, si ritrasforma in Jekyll. Lanyon è così sconvolto dalla vista che si ammalerà e morirà di lì a poco.

Lo spettacolo a cui assiste è così devastante per lui da scardinare tutti i fondamenti delle sue più profonde convinzioni tanto da causarne la morte.  Lanyon ora sa che il suo amico è il terribile omicida.

Lanyon ora sa che Mr Hyde e dr Jekyll sono la stessa persona. Che non può esserci essere umano che non sia un misto di bene e male e che una società perbene che rifiuta l’esistenza del male è una follia e produce solo mostri. Jekyll rimane solo con la sua colpa e la sua follia  e non riceve l’aiuto di nessuno. La società non accetta alcun lato oscuro.

La fine di Jekyll

Alla fine Jekyll sa che i suoi studi sono stati un fallimento: non è riuscito a separare il bene dal male, la sua parte buona da quella cattiva. Jekyll era sempre lo stesso miscuglio di bene e male. La pozione aveva avuto solo il potere di liberare quella parte di sé più segregata che non aveva modo di trovare uno sfogo nella vita di tutti i giorni.

Il potere di questa seconda personalità cresce e finisce col prendere il sopravvento. Jekyll ora non riesce più a dominarla e ha orrore di se stesso. Non vuole essere per sempre Hyde ma il vecchio Jekyll di sempre, amato e stimato. Vorrebbe rinunciare al piacere pur di mantenere la stima propria e degli altri, ma ormai è troppo tardi. Non può accettare di essere diventato quell’essere degradato e malvagio che è e si uccide. Nel momento della morte la personalità ridiventa  ancora una, Jekyll è ora Hyde, la personalità nascosta ha preso il sopravvento su quella  mostrata ma è la fine.

L’Ombra

Un altro aspetto della genialità dell’opera di Stevenson è la sua profonda indagine psicologica che si avvale delle scoperte della psicoanalisi appena agli inizi e anticipa il concetto di Jung di “Ombra”.

Il dualismo della natura umana è ben noto in tutte le culture ed è stato espresso nelle immagini contraddittorie della luce e del buio, l’uomo contrapposto all’ animale, il conosciuto allo sconosciuto. Il lato oscuro della natura umana è rappresentato nella religione come il demoniaco, mentre in psicologia è l’inconscio.

Per Jung l’Ombra è l’insieme di tutte quelle qualità spiacevoli che vogliamo nascondere. A volte viene definito l’alter ego di cui ci si vergogna. Tutti noi siamo un dr Jekyll  e abbiamo un mister Hyde.

L’ombra è il contenitore  dei comportamenti vergognosi e gli aspetti inaccettabili dell’io, sentimenti e pulsioni inaccettabili secondo le proprie visioni religiose e culturali e la propria immagine di sé, ma non necessariamente immorali.

Se non le viene permesso di esprimersi, con  un meccanismo di difesa, l’ombra viene proiettata all’esterno. Il naturale dualismo infatti viene portato all’esasperazione dalla rigidità della religione nell’età vittoriana, producendo negli individui un rifiuto totale del proprio lato oscuro, pur mantenendone la consapevolezza. Jekyll pensa di potersi liberare del suo lato oscuro con una pozione quasi magica.

La confessione di Jekill

Nell’ultimo capitolo, ovvero la confessione di Jekyll scritta in una lettera destinata all’amico Utterson, con semplicità ma accuratezza ci vengono spiegati importanti meccanismi inconsci.

Henry Jekyll  era nato da una famiglia ricca e  perbene. Fin da bambino i suoi talenti e le condizioni sociali lasciavano presagire un futuro onorabile e radioso. Ma la sua naturale gioiosità di uomo sembrava difficile da conciliare con la sua ambizione di arrivare in alto. Egli aveva dedicato la sua vita agli altri reprimendo i suoi piaceri, e dopo anni di riflessione, era venuto così alla conclusione della duplicità non solo di se stesso, ma di tutti gli esseri umani.

I suoi piaceri non sarebbero poi stati così vergognosi, facilmente accettabili da altri generi di uomini, ma la sua ambizione gli imponeva degli standard di perfezione molto alti, per cui quegli aspetti per altri insignificanti erano da lui percepiti come vergognosi.

Jekyll arriva alla conclusione che dunque  non furono il suo degrado morale o le sue debolezze a fare di lui quello che sarebbe diventato, quanto la sua ambizione e le sue aspirazioni, che aumentarono il suo naturale dualismo ad un livello  di esasperazione. Jekyll sottolinea che ciascun aspetto della sua personalità non era falso, ed egli era vero e sincero sia nei suoi momenti vergognosi notturni sia quando alla luce del giorno e agli occhi degli altri lavorava per diminuire la sofferenza e il dolore della gente.

Archetipi Persona e Ombra

Si evidenziano qui gli archetipi junghiani della Persona e dell’Ombra. La “Persona” per Jung consiste nella facciata dell’Io, nel suo modo di presentarsi agli altri, ma anche a se stesso. In questo senso la Persona è una ‘maschera’ conscia e inconscia che qualora dovesse irrigidirsi, può risultare disfunzionale e disturbante per il soggetto. Jekyll è la Persona e Hyde l’Ombra che si ribella alla rigidità della persona e scatena tutta la sua irruenza pulsionale repressa. Chiaramente, diremmo che  Jekyll non ha un Sé integrato.

L’Ombra, per Jung, è un contenitore  di pensieri oscuri, né buoni né cattivi, semplicemente pensieri e aspetti di noi stessi che vogliamo ignorare. Ne fanno parte anche quelle qualità che avremmo potuto sviluppare ma che sono state invece represse. La bontà di Jekyll è una maschera, per quanto egli la percepisca come reale e pura, perché è stata distorta e asservita al suo io egocentrico. Dietro c’è l’Ombra, nascosta. Finché l’ombra non viene integrata, una persona vive questa esasperata dualità. E, come lo stesso Jekyll confessa, è proprio la falsità del suo Io a provocare la cattiveria di Hyde.

Incontrare la propria ombra

L’incontro con l’ombra porta a un reale ampliamento della personalità solo quando c’è riconoscimento e confronto: l’ esperimento di Jekyll, al contrario, nasce dal bisogno di espellere da sé, di negare, di allontanare la parte non voluta di sé, offrendole l’appagamento di una vita propria. Si tratta di un’operazione sostanzialmente analoga alla repressione, che è stata proprio la causa della formazione dell’Ombra. Il rifiuto di parte di sé porta solamente a dare un maggiore potere a quella parte negata, che però è costretta ad esprimersi in modo inconscio attraverso la proiezione.

Jekyll è cosciente che la droga che ha assunto non può essere la causa di quanto gli accade. La droga in sé non è né diabolica né divina. Semplicemente apre le porte della prigione e lascia correre fuori quanto stava imprigionato, che attendeva da tempo di cogliere l’occasione. C’era in Jekyll la predisposizione alla malvagità.

L’Ombra viene proiettata su un altro essere

Un altro concetto che Stevenson mette in luce. L’Ombra viene proiettata all’esterno su un altro essere, un essere che fa sempre parte di sé ma che viene percepito come altro da sé.

E’ quanto dopo affermerà Jung: l’Ombra viene proiettata all’esterno, su una persona o un oggetto diversi da sé, ma con il quale si è inconsciamente e intensamente identificati. Infatti Jekyll dice nonostante ora avesse due personalità e due aspetti fisici diversi, uno era sempre il vecchio Henry, miscuglio di bene e male, e l’altro solo male.

“The drug had no discriminating action; it was neither diabolical nor divine; it but shook the doors of the prisonhouse of my disposition; and like the captives of Philippi, that which stood within ran forth. At that time my virtue slumbered; my evil, kept awake by ambition, was alert and swift to seize the occasion; and the thing that was projected was Edward Hyde. Hence, although I had now two characters as well as two appearances, one was wholly evil, and the other was still the old Henry Jekyll, that incongruous compound of whose reformation and improvement I had already learned to despair.”

“Even as good shone upon the countenance of the one, evil was written broadly and plainly on the face of the other. Evil besides (which I must still believe to be the lethal side of man) had left on that body an imprint of deformity and decay. And yet when I looked upon that ugly idol in the glass, I was conscious of no repugnance, rather of a leap of welcome. This, too, was myself. It seemed natural and human. In my eyes it bore a livelier image of the spirit, it seemed more express and single, than the imperfect and divided countenance I had been hitherto accustomed to call mine”

Accogliere se stessi

Nonostante la cattiveria fosse impressa nel corpo di Hyde, Jekyll  non provava ripugnanza per quel corpo deforme, ma piuttosto un desiderio di accoglienza. Era cosciente che quello faceva parte di sé e ai suoi occhi sembrava anzi più naturale e umano, più vivo e più espressivo della commistione imperfetta con cui era abituato a pensare a se stesso.

Pur avendo conosciuto il male in sé stesso Jekyll non vuole riconoscerlo pienamente. Più cresce la sua fama di studioso benefattore più i suoi piaceri gli appaiono indegni. Questa pozione che gli permette di dar vita propria alla sua parte indegna gli risulta comoda, finché Jekyll non ne viene ridotto in schiavitù.

Jekyll  si trova ora ad un momento cruciale. Deve scegliere cosa vuole essere. Sa di proiettare su Hyde i suoi bisogni e che Hyde provvede alla loro soddisfazione. Sa di averne bisogno. Diversamente la parte più egoista, Hyde, non ha bisogno di Jekyll se non come rifugio per sfuggire alla polizia che gli da la caccia per aver commesso quell’orrendo crimine. Jekyll prova per Hyde l’interesse di un padre, Hyde una totale indifferenza per Jekyll.

Essere solo Jekyll significa rinunciare al piacere. Essere Hyde rinunciare alle aspirazioni, alla stima, all’amicizia. Jekyll avrebbe sofferto la mancanza di Hyde, viceversa Hyde non sarebbe stato cosciente di quello che avrebbe perso.

I piaceri di cui Jekyll si vergognava erano semplicemente poco dignitosi ma nelle mani di Hyde diventavano mostruosi. Jekyll vive un senso di estraneità nei confronti della sua proiezione.  Quando Hyde tornava a casa dopo le sue incursioni notturne e assumendo la pozione si ritrasformava in Jekyll, quest’ultimo provava un sentimento di stupore per la depravazione e la cattiveria di cui era capace Hyde. Era Hyde il colpevole, lui si sentiva sollevato da questo pensiero. Jekyll allora si dava più da fare con le sue ricerche in favore degli altri e perfino riparava ai mali compiuti da Hyde. E così la sua coscienza si acquietava verso l’oblio. Non provava senso di colpa.

Essere impossessati dall’Ombra

Ma Jekyll  si rende conto che la sua duplice esistenza sta diventando molto pericolosa per lui. La parte cattiva era stata nutrita ed era cresciuta in statura. All’inizio Hyde era quasi un nano, ora era cresciuto. Jekyll comincia ad avere la coscienza che l’altra personalità acquisterà sempre più potere fino al punto da sopraffarlo e che solo Hyde diventerà il dottor Jekyll.

Continuandolo a rifiutare e proiettandolo all’esterno, Jekyll non solo non integra la sua subpersonalità ma le da così potere da nutrirla e perderne il controllo. Una sola dose non gli basta per ritrasformarsi in Jekyll. Ha bisogno di due, tre dosi. Piuttosto che integrare Hyde in se stesso, era stato Hyde ad incorporarlo. Jekyll si rende conto che sta per perdere il suo sé originale, che ancora egli reputa migliore, per venire lentamente incorporato nella sua personalità peggiore.

E’ quello che Jung chiamerà essere impossessati dall’ombra, da un complesso o da un archetipo e che Assagioli definirà come la dominanza di una sub personalità sull’Io.

scaricarsi dalle responsabilità

Jekyll sceglie comunque di essere quello di sempre, il dottore insoddisfatto ma circondato da amici e pieno di oneste speranze. Per due mesi riesce a far meno di Hyde con una vita severa come mai aveva avuto e dedicandosi ai suoi studi, godendo dell’approvazione della sua coscienza. Ma dopo due mesi Jekyll comincia ad essere torturato da desideri e in un momento di debolezza ricompone la sua bevanda e si ritrasforma in Hyde.

La maggiore repressione aveva causato una maggiore rabbia nell’altro sé e Hyde commette un orrendo omicidio senza alcuna ragione, uccidendo in modo selvaggio una delle persone più buone e stimate di Londra. Ritrasformatosi, Jekyll sembra davvero soffrire le pene dell’inferno causategli dal rimorso per l’atto atroce commesso. Ripercorre col pensiero l’intera sua vita e prega per placare l’orrore di quel ricordo. Ma man mano che il senso del rimorso si fa meno acuto, viene sostituito da un senso di gioia. Hyde era il colpevole, non lui. Jekyll era ritornato alla sua vita di medico spesa per il bene degli altri, ancor di più lavorando duramente per redimere il suo passato orrendo.

Jekyll non poteva dire di non provare felicità  in queste giornate di duro lavoro di ricerca, purtroppo il dualismo era la sua maledizione e non appena il rimorso si era attenuato la sua parte nascosta aveva ricominciato a chiedere l’appagamento dei suoi istinti. Anzi, non era più Hyde che pensava di resuscitare.

La tentazione ora si fa avanti nella sua propria coscienza e per Jekyll è impossibile resistere agli assalti della tentazione.

Jekyll ormai non ha più paura della prigione, né il dolore e lo sconvolgimento dell’amico Lanyon, che è il primo a conoscere il suo segreto portandolo con sé nella tomba, lo turba più di tanto. Ormai solo una cosa lo ha completamente invaso, l’orrore di se stesso, o meglio del bruto che vive in lui. Solo il pensiero di avere la possibilità di ritrasformarsi in Jekyll tramite la sua droga lo rassicura. La trasformazione in Hyde però ormai può avvenire ad ogni ora del giorno e della notte, quasi senza preavviso. L’altra parte di sé  stava cominciando ad avere il sopravvento: né la sua anima, né il suo corpo sembravano più capaci di contenere la sua rabbiosa energia vitale.

Il dualismo della personalità di Jekyll, se non ne avesse avuto coscienza, avrebbe portato al disturbo dissociativo dell’identità, laddove con dissociazione si intende un meccanismo di difesa con cui alcuni elementi dei processi psichici rimangono “disconnessi” o separati dal restante sistema psicologico dell’individuo.

Jekill rappresenta l’Ego di Freud

Secondo le teorie di Sigmund Freud sull’Ego Id e Superego, l’interpretazione suggerisce che Jekyll è l’Ego, la parte cosciente di se stesso, dominata dai principi sociali, che ha il compito di mediare tra gli istinti dell’Id e la moralità del Superego e la realtà.

L’Ego è l’immagine di noi stessi, non il vero sé. Etichette, maschere, immagini e giudizi, mentre il vero sé è il campo delle possibilità, creatività, intenzioni e potere. Possiamo andare oltre l’Io attraverso l’auto consapevolezza dei propri pensieri, sentimenti e comportamenti.

Hyde è l’Id, la parte inconscia, naturale ed impulsiva, non razionale, che non conosce morale da seguire. Il Superego sono la religione, la società, l’etica e la morale rappresentate da Lanyon e Utterson. 

Jekyll fallisce nell’integrare l’Id perchè Hyde è sconosciuto e rifiutato da Jekyll, perciò viene proiettato all’esterno in una relazione che li vede antagonisti. Alla fine Hyde integra Jekyll. Quindi come lo stesso Jekyll comprende a causare la sua mostruosità non fu la sua inconscia bestialità, ma l’eccessiva arroganza e falsità del suo Ego e il rifiuto dell’altro sé che finiscono col diventare la sua maledizione. Nella teoria freudiana i pensieri e i desideri cacciati nell’inconscio diventano le motivazioni della coscienza.

E io credo che si diventi dipendenti da quella cosa o persona su cui si aggancia la proiezione. Perché permette ad una parte nascosta di esprimersi. Più la coscienza rifiuta quella parte, più questa viene proiettata all’esterno, più si diventa dipendenti dalla sostanza o situazione che permette la liberazione, più si attirano situazioni legate a quella parte rifiutata fino al punto che questa diventa un destino o una persecuzione. Continuando a rifiutarla invece di integrarla, quella parte prenderà il sopravvento e diverrà una maledizione.

“Qualcuno dice che chi fugge non è libero, perché ancora mentre fugge e perché fugge e per tutto il tempo che segue la fuga, è determinato dalla cosa da cui è fuggito, e vive dunque sempre alla sua presenza e in relazione ad essa.”

Foto di Janusz Walczak da Pixabay

 

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