La paura del successo

Siamo abituati ad avere paura dell’insuccesso, ma ci è mai capitato di sentire il respiro bloccato in gola dalla paura del successo? Ci può paralizzare. Sembra assurdo, eppure è una paura molto comune.
Atteggiamenti auto-sabotanti del successo sono quelli che ci fanno fare tardi magari a bere due cocktail di troppo la notte prima di un esame o di un colloquio di lavoro, in modo da poter avere una giustificazione ad una prestazione non eccellente, o magari ci fanno dimenticare documenti importanti per cui siamo costretti a tornare indietro, perdere molto tempo ed arrivare incredibilmente tardi all’appuntamento della nostra vita. E’ facile per noi attribuire la nostra sconfitta alla sfortuna o al caso, ma quando questi eventi si ripetono frequentemente dobbiamo cominciare a chiederci se forse non siamo noi stessi a ricrearci le situazioni di fallimento.

Le cause della paura del successo possono essere molteplici: molti di noi sono cresciuti nella convinzione, spesso alimentata da quello che genitori, insegnanti o amici ci hanno detto per anni, specialmente negli anni cruciali dell’infanzia e dell’adolescenza, di essere irrimediabilmente sbagliati. Siamo stati ripresi, corretti, sgridati anche con l’uso di mezzi fisici non proprio gentili. Abbiamo interiorizzato quell’opinione e perciò crediamo di non meritare successo.
Per un fatto culturale abbiamo associato fin da piccoli che il successo altro non è che fonte di guai: la alte aspettative portano inevitabilmente alla delusione. Il successo significa competizione, ambizione, invidia. Il successo, specialmente per le donne, porta alla solitudine. Le donne credono che l’essere padrone della loro vita le porterà a non essere amate.
E’ vero che il successo cambia inevitabilmente le relazioni con gli altri. Alcuni amici ne saranno lieti, ma altri presi dall’invidia, si allontaneranno.
Il successo spaventa perché comporta cambiamento. Comporta anche più responsabilità e capacità di mettersi alla prova e di superare i propri limiti. Si ha paura di non essere all’altezza del compito e di non poter sostenere il successo. Non abbiamo alcun controllo sul futuro e l’incertezza ci spaventa.

Già Freud aveva cominciato a studiare la paura del successo nel 1915. Aveva notato la tendenza per certi versi sorprendente di alcune persone di andare in crisi proprio dopo aver raggiunto il successo inseguito per anni, come se non fossero capaci di sostenere la felicità. Non di rado, infatti, persone di successo rimangono inviluppate in comportamenti autodistruttivi, alcool, droga, sesso, per fare alcuni esempi, subito dopo aver conseguito risultati importanti. Ci si trova all’improvviso nella necessità di dover cambiare l’immagine interna di se stessi, che è di una persona non di successo e immeritevole, con un’altra che non si è capaci di gestire.
Molti si convincono di essersi ammalati di una grave malattia, di solito un cancro. Questa malattia viene vista come una specie di punizione per il proprio successo.

E’ interessante sapere che Freud ha postulato un inconscio bisogno di fallire che deriva dalla competizione irrisolta tra genitore e figlio – spesso padre e figlio – per l’affetto del genitore di sesso opposto. Ogni bambino ha paura di esprimere il suo odio nei confronti del genitore dello stesso sesso per paura che questo possa davvero morire a causa del suo desiderio. Per questo motivo il bambino reprime la sua rabbia che si trasforma in senso di colpa. Abbiamo desiderato la morte del nostro genitore, la persona che allo stesso tempo amiamo di più. Questo senso di colpa rimane nel nostro inconscio per sempre.

Ma anche senza considerare questi drammatici motivi ci basta pensare a quanti episodi spiacevoli possono avvenire nell’infanzia che intervengono ad alimentare il nostro senso di colpa o la bassa opinione che abbiamo di noi stessi. E’ interessante, a questo proposito, la teoria di Brian Schwartz. La specie umana, nel corso dell’evoluzione, ha sviluppato un cervello più grande di ogni altro mammifero, ma deve sottostare ad un lungo periodo di dipendenza da altri, che noi chiamiamo infanzia, nel quale è probabile che avvenga ogni sorta di danno psichico. Ma quando il bambino diventa adulto, il danno ormai è fatto. Avere successo da adulto non risana il danno psichico infantile.
Se qualcuno che riteniamo importante, come un genitore o un insegnante ci convince che non siamo intelligenti, o competenti o che niente di quello che facciamo è veramente buono, cresceremo con la convinzione che non saremo mai capaci di avere successo o che non lo meritiamo. Questa convinzione diventa una convinzione auto-sabotante, il mostro dentro di noi che rovina tutte le nostre belle intenzioni e l’impegno di anni. E se riusciamo ad ottenere il successo non riusciamo a godercelo, e in qualche modo tendiamo a rovinarlo.
Se siamo così fortunati da superare un’infanzia senza traumi, c’è però l’adolescenza ancora in agguato. Il contatto con gli altri non è più facile o privo di sensi di inadeguatezza. Il disgusto di se stessi in quell’età è grande e se non riusciamo a superarlo si può addirittura trasformare in un disordine di compensazione, anoressia o bulimia.
Un’altro dei fondamentali motivi della paura del successo, è la paura di tradire le persone che si vogliono bene, semplicemente allontanandocene per seguire i propri sogni. L’idea di perdere l’amore delle persone che amiamo è spesso causa di un inconscio terrore. Durante l’adolescenza, quando cerchiamo di capire che cosa ci piacerebbe essere da grandi, questo inconscio terrore ci può fermare dal perseguire i sogni, o anche se, nonostante tutto, continuiamo a perseguirli, nascono le basi del possibile auto-sabotaggio che purtroppo ci accompagnerà in futuro. E non solo, spesso alcolismo e paura del successo sono strettamente correlati. Insomma, sembra che l’essere umano sia destinato a sentirsi sempre in colpa, sia che segua i suoi sogni, sia che non li segua…..

Ci si può liberare dalle proprie paure? Si può provare a immaginarle come se si fossero tramutate in realtà e poi distruggerle, sempre nella propria immaginazione.
Tutte le paure del successo spariscono quando ci rimpossessiamo del nostro potere di scelta. Nel momento in cui decidiamo coscientemente di cambiare, ci rendiamo conto che tutte le paure sono svanite e che in qualche modo ci hanno fatto perdere del tempo inutilmente ed in molti casi hanno causato inutile sofferenza a noi stessi e agli altri procrastinando il momento della scelta per paura del cambiamento. Anche in questo caso la sensazione di inadeguatezza può essere superata solo con il perdono verso se stessi e con la comprensione e accettazione delle motivazioni che hanno condotto a questo rifiuto di assumersi le proprie responsabilità. Infatti alla base di questa difficoltà vi è pur sempre il tentativo di evitare qualcosa di spiacevole, per esempio liberare emozioni negative come la rabbia, o perdere una delle nostre sicurezze basilari.

Alexia Meli
autrice di
La ricerca di se stessi

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