Dipendenza affettiva

Riconoscere la dipendenza affettiva:

Profilo di una persona (in questo caso un uomo) con dipendenza affettiva:

–    è una persona che effettua un estremo controllo su se stesso, cosa che finisce con l’essere la principale causa della sua rabbia e dell’ansia;

–         ha estrema paura dell’abbandono che porta a scoppi di gelosia;

–         ha pensieri deliranti di infedeltà, gelosia estrema, possessività e insicurezza della fedeltà della  moglie / fidanzata;

–         vive una dipendenza esagerata dal proprio partner, incapacità di tollerare la solitudine, visione distorta di se stesso, della sua partner, delle relazioni interpersonali;

–        si porta dentro una vergogna, ammessa o nascosta, vissuta nell’infanzia.  Vergogna causata dal non poter esprimere i propri sentimenti senza punizione (essere picchiato / punizioni senza motivo / essere reso ridicolo davanti agli altri, o sentirsi spogliati della propria dignità o del controllo sul proprio destino);

–         ha un  atipico attaccamento infantile alla madre;

–         si è sentito rifiutato durante l’infanzia, per la freddezza dei genitori / indifferenza, abusi infantili diretti;

–         è  emotivamente / verbalmente / fisicamente abusivo;

–          sua moglie è per lui un giorno Madonna, un giorno puttana; ritiene che vi siano solo due tipi di donne – le brave ragazze e le cattive ragazze;

–           tende ad avere dei “cicli di vita”, dove passa dall’essere un uomo simpatico, al  diventare difficile da accontentare, poi diventa l’uomo che si sente in colpa, l’uomo infuriato, poi ancora l’uomo che si scusa, spaventato, e bisognoso;

–          proietta verso l’esterno il suo sentirsi sbagliato.

Possibili cause di dipendenza affettiva:

–          sentirsi umiliato e rifiutato dal proprio padre. Sentirsi emotivamente distante dal padre;

–          essere fisicamente e/o verbalmente abusato dal padre;

–          sentirsi rifiutato dalla propria madre, o ricevere segnali contrastanti, come una madre che un minuto è protettiva e emotivamente distaccata e rifiutante il minuto dopo;

–          un padre freddo, assente, a tratti  abusivo che trasmette al bambino il messaggio di essere indegno. Vale a dire, “tu non sei buono“, “non avrai mai nulla“, “sei un perdente e sarai sempre un perdente“. Un padre che non dice:”non mi preoccupo per quello che hai fatto – ti amo lo stesso “;

–          una visione falsa delle donne e delle relazioni.

Il rifiuto e la vergogna

La causa principale della nascita della sua dipendenza affettiva è il RIFIUTO da parte dei genitori. Altre cause sono aver provato vergogna, vissuta come attacco alla propria individualità, umiliazione, imbarazzo, in particolare essere stato umiliato da un padre che punisce in modo casuale. Qualsiasi sensazione di rifiuto o vergogna di se stessi possono causare nel bambino la costruzione di sentimenti  di ‘essere sbagliato’ e rifiutato.

La sensazione di essere punito per niente, o di essere punito per quello che si  è e non per quello che si è fatto. Punizioni casuali, non determinate da un vero errore del bambino, sono vissuti come tentativi di punire un bambino per quello che è, non quello che ha fatto. Ne sono esempi l’imbarazzo pubblico provato per un rimprovero ritenuto eccessivo e immotivato in un ristorante, di fronte agli amici, o di fronte a fratelli che non sono stati assoggettati agli stessi rimproveri. Fatti che fanno sentire  un bambino sbagliato, inaccettabile e non degno di amore da parte della sua principale fonte di identità maschile – il padre. Una figura paterna che induce sentimenti di vergogna e di essere sbagliato in un figlio, di sicuro produce un bambino che crescerà controllato, insicuro e troppo dipendente.

Tratti caratteristici della persona con dipendenza affettiva

Una persona con una dipendenza affettiva ha un intenso e costante bisogno di riaffermazione, feedback, lode e adulazione, al fine di sapere chi è, e che va bene come è. Ciò si traduce in un uomo che ha bisogno di estreme dimostrazioni di affetto da una donna e continue prove del suo amore. Vede ogni azione da parte della sua donna una prova del suo amore, o la prova della mancanza del suo amore. Le sue insicurezze possono cambiare anche il gesto più amorevole della sua compagna in un puro atto di odio e disprezzo rivolto proprio a lui.

Anche se questo uomo ha bisogno di costante feedback positivo, pensa sia inaccettabile richiederlo, e anzi si sente vulnerabile e fuori controllo proprio per questo suo bisogno, ma non può ammettere la sua debolezza e la necessità di una continua accettazione da parte degli altri e della sua compagna, e del suo amore.

Dal momento che il bisogno di lei è così schiacciante, si sente minacciato dal pensiero di perderla. Diventa ipervigilante per ogni piccola cosa che lei fa e si sente ferito facilmente. In generale, può reagire in modo eccessivo, con estrema ostilità e rabbia. Quando raggiunge questa fase di insicurezza e bisogno, ha la tendenza a incolpare gli altri per gli eventi negativi della sua vita. Egli usa la rabbia come una ‘maschera’ per nascondere la vergogna e la sensazione di essere ‘sbagliato’ e ‘inaccettabile’.

Esternalizzare la vergogna e incolpare gli altri

I soggetti con dipendenza affettiva sono esperti nel proiettare i propri difetti immaginari sulle loro mogli o fidanzate. A causa di un esagerato bisogno di proteggere se stesso, ed uno smisurato orgoglio, la compagna diventa direttamente responsabile per il modo sbagliato in cui si sente dentro di se. Egli può accusarla di tradirlo, di essere imbarazzante, incapace, sbagliata, poco di buono, cattiva, inaccettabile, senza classe, senza cervello, che non sa fare niente, ecc
Così, esternalizzando la sua vergogna, cioè trasformandola in colpa (diretta ad altri) la persona elimina i propri sentimenti nascosti di inadeguatezza e di inutilità, e butta più comodamente la colpa sugli altri. Se non avesse esternalizzato la colpa su qualcun altro, avrebbe dovuto affrontare il dolore ancora più forte di sentirsi male per le proprie sensazioni di essere sbagliato e inaccettabile in quanto persona, e di nuovo avrebbe sentito così intensamente quelle antiche sensazioni di solitudine, umiliazione, imbarazzo e di sentirsi ridicolo, che aveva provate da bambino. Avrebbe dovuto sentire tutto quel profondo dolore estremo che con successo aveva imparato a mascherare e proiettare sugli altri per anni … si sarebbe sentito di nuovo quella persona orribile che ha qualcosa di terribilmente sbagliato in sé per cui il padre era stato tanto arrabbiato con lui.

Il rapporto con l’altro sesso

Nonostante questi sentimenti, quando il bambino abusato psicologicamente diventa un giovane adulto cerca un rapporto con una donna che in qualche modo lo faccia sentire bene. Ma, dal momento che ci si sente bene con gli altri solo se si sta bene con se stessi, questo non avviene. E visto che tutti i rapporti falliscono, comincia a esternare la sua rabbia interiore, credendo erroneamente che tutte le donne sono sleali, inaffidabili, e vogliono controllarlo.

Tuttavia, quando questo stesso uomo incomincia una relazione più intima con una donna questa vicinanza rischia di mettere a nudo la sua anima. Sente erroneamente che l’intimità minaccia il suo ‘guscio’, minaccia di distruggere la sua ‘maschera’ e mettere a nudo il fallimento (immaginario) che egli crede di essere. Egli ha paura che questa vicinanza lo invada, lo penetri, lasciandolo vergognosamente esposto alla scoperta del suo vero sé – il cattivo, l’essere vergognoso che egli crede di essere veramente – quello che con successo tiene nascosto sotto la sua ‘maschera’ al mondo esterno.

Il ruolo della madre

Le madri delle persone con dipendenza affettiva giocano un ruolo decisivo, anche se di solito sono inconsapevoli dei danni che la confusione potrebbe causare al loro bambino. La maggior parte dei bambini che hanno vissuto in una casa con una figura paterna autoritaria e controllante hanno avuto madri che cercavano di far fronte sia alla furia del padre nei confronti dei figli che di loro stesse, pur cercando di essere ancora disponibili e in sintonia con le esigenze dei propri figli.

Così, le donne maltrattate dai mariti autoritari finiscono con l’avere anche loro una vita “ciclica”. Questo si traduce in una madre che un giorno è molto attenta, anzi iper-protettiva, ed estremamente amorevole verso i suoi figli ma emotivamente fredda e distante il giorno dopo. Questo alternarsi  imprevedibile dell’amore di una madre dà segnali contrastanti al bambino – una sorta di  messaggio tipo ‘vieni qui / vai via’ che lo confonde profondamente.

Questo comportamento oscillante, che la madre ne sia cosciente o no, può instillare nel bambino sentimenti di frustrazione, paura dell’abbandono, e intenso desiderio  di amore. La confusione sulla certezza dell’amore della madre e della sua accettazione, mescolato con la vergogna che ha provato per il comportamento del padre, fanno in modo che il bambino cominci a combinare il suo amore e la vulnerabilità della madre con la paura del suo rifiuto, e la rabbia per non riuscire ad avere soddisfatti i suoi bisogni. Egli crede ora che amare significhi essere vulnerabile al rifiuto, all’abbandono e alla vergogna. Di conseguenza, la comune emozione dell’amore diventa per lui un sentimento desiderato, ma misto a paura, e a sentimenti di frustrazione per la paura del rifiuto, che sfociano in una rabbia intensa rivolta proprio a quella persona che più si ama, di cui si ha bisogno.

La rabbia

La rabbia è un tentativo di controllare il genitore in modo da ottenere l’amore di cui ha bisogno. Così la sua paura dell’abbandono e del rifiuto lo fa reagire con rabbia a coloro che ama. Questo è il suo meccanismo di difesa, il modo di proteggere se stesso dall’essere ferito, abbandonato, tradito o rifiutato. La sua rabbia è solo una maschera di sicurezza dietro cui nasconde la sua vulnerabilità. In altre parole, la sua rabbia è paura mascherata. La paura di essere abbandonato, rifiutato, e di provare vergogna di se stesso.

Inoltre, se il ragazzo si è sentito umiliato dal padre, naturalmente può diventare più dipendente dalla madre (figura femminile) perché riversa su di lei il bisogno di sentirsi amato e accettato. Di conseguenza, la paura del rifiuto della madre cresce sempre di più e gli fa sentire il bisogno intenso di separarsi da lei, ma al tempo stesso ne teme la separazione.

La paura dell’abbandono

Così finisce con il separare la madre in due donne. C’è la buona madre che è amorevole e protettiva, e c’è la cattiva madre, quella che è fredda, rifiutante, distaccata. La cattiva è la donna che crea la paura in lui, la madre che lo rende arrabbiato con lei per evitare la sua paura di essere abbandonato. Il bambino ha imparato a un’età molto precoce a separare nella sua vita la figura femminile in due donne. La donna buona, e la cattiva donna. (E così facendo, anche lui deve separarsi in due.) Questa impressione rimane la stessa per gran parte della vita adulta di un uomo con dipendenza affettiva.

Quest’uomo si rende conto di quanto sia importante per lui la moglie o la fidanzata ma si sente una lotta interiore perché vuole cacciarla, per evitare il dolore del rifiuto o dell’abbandono. Come la madre, anche la moglie o la fidanzata viene separata in due. La buona moglie è amorevole, riconoscente, comprensiva,  fedele ecc … ma la cattiva moglie è indifferente, minacciosa,  senza amore, intollerante, infedele, poco attraente, senza cervello, inutile, non sa cucinare ed è una puttana e una bugiarda! (nonostante tutti i tentativi della povera donna di dimostrargli il suo amore!)

Anche lui si separa – Jekyll / Hyde. Mentre il suo lato buono (il lato che non ha paura di ammettere il bisogno di sua moglie) ama la moglie buona, il suo lato cattivo, invece, fa due cose. Prima, tenta di controllare la compagna, garantendosi il suo potere su di lei in modo che non possa lasciarlo. Dopo, quando si rende conto del controllo che la sua donna esercita su di lui semplicemente per il  bisogno che lui ha di lei, combatte questi comportamenti remissivi modificando la paura di perdere lei in rabbia verso di lei. Ora diventa la cattiva compagna e non gli importa di perderla. Anzi, in realtà lui è pienamente convinto di doversi sbarazzare di lei che è solo una puttana.

Uso di droghe e alcool

Inutile dire che un uomo con dipendenza affettiva vive molte sensazioni sgradevoli nel corso dei suoi giorni. Angoscia, depressione, ansia e senso di essere disconnesso e diviso, combinata con una intensa paura di abbandono.  Purtroppo, questi sentimenti possono essere facilmente mascherati con l‘uso di droghe e alcol, come un modo per sfuggire a queste emozioni indesiderate. Tuttavia, abbassando la sua tolleranza emotiva, droga e alcool giocano un ruolo decisivo per la liberazione della sua rabbia.

E’ facile che emerga la personalità Hyde che comincia a vedere la sua donna come cattiva. Si sente estremamente minacciato dal bisogno che ha di lei, tanto quanto si sente minacciato dal suo abbandono. Tutto questo crea emozioni estreme che può solo sfogare con una forma esagerata di dolore e rabbia.
Così la sua compagna è un giorno una Madonna, e il giorno successivo una puttana. E l’immagine puttana è più probabile che emerga se il padre ne ha dato l’esempio controllando o sminuendo sua madre, ingannandola, o insinuando che tutte le donne sono puttane, troie, ecc

Fasi dello schema di comportamento

Riassumendo, queste sono le fasi dello schema di comportamento di una persona con dipendenza affettiva:

Fase Uno:

La persona diventa troppo attaccata alla moglie o fidanzata. Questo perché si sente ‘completo’ solo all’interno di una relazione intima, perché altrimenti non ha senso di ‘sé’, non si sente accettato e amato. Quando sente questo attaccamento estremo comincia a temere il suo bisogno di lei. Quindi, per non sentire la paura di essere abbandonato e per cercare di recuperare ogni tipo di senso di sé, comincia la sua vendetta personale per fare di lei la Donna Cattiva (nella sua mente). Questo avviene quando i suoi pensieri e ragionamenti cominciano a convincersi che lei è ‘cattiva’, lei è una puttana, non c’è da fidarsi, lei non si cura di lui, i bambini, o la casa, lei non sa  prendersi cura di lui, ecc

Fase due:

Dopo un po’ scoppia in collera: la insulta, attaccandola verbalmente, gettando le cose, o minacciandola, colpendola, etc – questo è un modo di sfogare la sua  rabbia, dietro cui si maschera il suo bisogno di lei, la sua paura dell’abbandono, i suoi sentimenti di indegnità, vergogna, e di essere indegno e sbagliato. Dopo che ha sfogato la sua rabbia si sente stranamente calmo e in pace. Le motivazioni alla sua rabbia sono:

1-  ha bisogno di sfogare il suo tumulto interiore in modo da ritornare a sentirsi bene.

2-  ha paura di perdere la compagna più di ogni altra cosa al mondo e questa paura gli fa provare intensa rabbia. Quanto più lo teme tanto più si sente arrabbiato per questa sua dipendenza verso di lei, e il suo bisogno impotente di lei. La rabbia è la paura mascherata. La rabbia è solo frustrazione per non essere in grado di controllare la sua dipendenza. Di per sé, la rabbia è la paura di essere fuori controllo.

3-   quanto più si sente bisognoso della sua compagna, più dipende da lei, e più è probabile che senta il bisogno di porre fine a questa dipendenza da lei. La sua rabbia può effettivamente spingerla lontano da lui, e lui lontano da lei. Questa separazione lo esime dal doversi preoccupare del suo abbandono.

4-   è stato dimostrato ripetutamente dalle sue esperienze infantili che con un atteggiamento autorevole, di controllo abusivo, si ottiene ciò che si desidera. Suo padre glielo ha dimostrato in un età molto precoce: la rabbia mette uno sotto ‘controllo’.

fase tre:

Una volta che si sfoga e si infuria, “atterra di nuovo sulla terra.” Si rende conto ora come lei è davvero molto importante per lui. Poi si rende conto di aver sbagliato e che può ‘perderla’. Così, ora arriva la fase di scuse dove è docile, servile, vergognato, e gli dispiace. Ora la moglie è di nuovo la Madonna – la buona moglie, e lui è in ginocchio per lei.

Fase quattro

La compagna amorevole ritorna ora che si sente di nuovo al sicuro. Lei lo perdona. Le cose sono di nuovo meravigliose. Il rapporto è ottimo. Tutto è senza intoppi. La vita non è mai stata migliore. Ma … vivono in un castello di carte!

e così ricomincia …

Fase uno: Si sente così vicino a lei e poi inizia la ‘paura’ di aver troppo bisogno di lei, la paura di essere abbandonato da lei. La paura di esporsi come la persona vergognosa che crede di essere e di essere ‘scoperto’ da lei. Si sente vulnerabile a questo ‘potere’ che lei ha su di lui. Così, si riparte con la ‘proiezione’ della presunta ‘cattiveria’ su di lei. Non vuole sentirsi vulnerabile al suo amore. Egli comincia a proiettare le proprie colpe immaginarie su di lei – in questo modo evita di assumersi la responsabilità diretta per il suo dolore, e tutti i sentimenti dolorosi di sentirsi minacciato o impotente – e comincia la sua vendetta personale per fare di lei la ”Ragazza Cattiva”.

Quando la persona non può riconoscere e accettare che tutto è nella sua mente ricomincia inconsciamente a reindirizzare le colpe sulla compagna fino a quando … si raggiunge di nuovo la fase di ‘rabbia’, in cui dà sfogo alle sue tensioni. E poi … torna alla terza Fase. E così via, e così via … Più e più e più volte, di nuovo.

LE SOLUZIONI

  • Identificare i propri bisogni e quelle cose che ci fanno sentire immeritevole o cattivo.
  • Focalizzarsi sui propri bisogni invece di cercare di manipolare e controllare gli altri. Focalizzando la propria attenzione su se stessi e i propri bisogni ci si accorge che non si ha più bisogno degli altri per sentirsi buoni o sicuri.
  • Essere più comprensivi verso se stessi e perdonarsi ci porta anche a comprendere e perdonare gli altri.
  • Essere coscienti mentre si vive la propria vita. Essere coscienti dei giochi della mente con cui si proiettano parti di sé sugli altri o dei ruoli che si mettono in atto inconsciamente, come ad esempio fare la vittima o il salvatore.
  • Scoprire che cosa ci fa sentire sereni e in pace e dedicarsi a queste attività con maggiore frequenza.
  • Non avere vergogna a chiedere aiuto a persone competenti o amici.

Alexia Meli – La ricerca di se stessi

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

 

Una risposta a “Dipendenza affettiva”

  1. Complimenti per l’articolo! Chiaro, dettagliato e profondo. Le auguro una fulgida riuscita professionale.
    Un cordiale saluto.
    A.G.

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